venerdì 27 gennaio 2017

Pole Dancer. Not Slut. Stripper? Maybe

Ok ci ho pensato.

Ed è un pensiero elaborato questa sera in coda tangenziale mentre rientravo dal lavoro.
Quindi magari è un po' scemo, o elementare, o tutte e due le cose.

Ho pensato che io per prima mi sono trovata a scrivere del "bla bla facendo pole vi troverete a dover spiegare che, no, non è lap dance, bla bla bla".
Ed è stato un po' riflesso automatico.

Anche perchè devo proprio dirlo.
Io nella vita reale non è che ho mai dovuto poi argomentare molto sta cosa.
Una tiepida illustrazione su cosa sia la pole dance. Un "ah-ah ok" di risposta.
Non so se è perchè frequento gente molto intelligente o perchè sono una specie di ragazzino in scarpe da ginnastica intrappolato nel mio corpo nanerottolo e nessuno abbia mai avuto l'ardire di associare qualcosa di vagamente erotico a me stessa.

Ma in generale. E' così e basta. Se parli di pole dance c'hai un po' subito questa frase preimpostata.
Ne abbiamo fatto a volte un motto. A volte un meme. A volte un vanto.

Ecco, ok.
Che è vero che la pole dance e la lap dance sono due cose differenti.
Come il Judo e il Karate. Che per me ignorante sono vagamente quelle robe di combattimento che si praticano con una specie di accappatoio. Le rispettive discipline probabilmente rabbrividiranno e si sentiranno in dovere di attaccarmi un pippone sulle differenze tra le due arti marziali.
Niente più che un'alzata di occhi al cielo.

Ecco a noi viene un po' più che un pizzicorino a volte.

Partiamo dall'orgoglio del voler sottolineare le nostre innumerevoli ore di allenamento - fatica  - lividi.
Arriviamo dirette in scivolata al non voler essere considerate poco di buono.
Che poi, dico io, una lap dancer fa un lavoro in un locale per adulti.
Probabilmente è molto più incazzata e indispettita lei dall'atteggiamento di molti uomini di quanto sapremo mai dirlo con le nostre migliori argomentazioni.
Mica fa pompini pubblicamente.
Che poi, dico io, un'attrice porno fa poi nient'altro che un lavoro che potrà non sposare le nostre scelte di vita, ma mica è una troia.
Che poi, alla fine, anche una escort fa un lavoro. E magari non sposa neanche le sue scelte di vita ma c'ha bisogno di soldi. Il che la rende probabilmente più frustrata e triste di come possiamo sentirci noi. Ma non è comunque una poco di buono.

Cioè cosa ci dà realmente così fastidio da dover correre a spiegare che la lap dance è un universo parallelo e da sentirci in urgente dovere di difenderci?

Perchè se in un gruppo di pole dance, frequentato da gente che si allena quotidianamente mezza svestita e sbandiera l'assoluta dignità del poter fare uno sport in mutande, spunta fuori un perizoma - in un video di un esercizio peraltro difficilissimo, mica tanto per - qualcuno storce il naso?

[ora non voglio fare processi - dibattiti - critiche. E' successo. Punto. E quella che segue è la mia personale riflessione. Rapportata a me stessa e solo a me stessa. Non mi faccio interprete del sentimento segreto di nessuno]

 Me lo sono chiesta.

Un po' di invidia per un lato b ben fatto?

Io so di avere parecchia cellulite. Fingo di fottermene e non essere schiava dell'estetica. Quasi sempre riesco a farlo davvero. Ma so benissimo che ogni cazzo di volta che esco dalla doccia e mi tolgo l'accappatoio come un riflesso d'istinto do' una controllatina ai miei morbidi cuscinetti bucherellati "per vedere come va" (la risposta è : sempre uguale, Dna).

Un po' di invidia per chi si sente la libertà di spogliarsi?

Fosse per me pole dance si farebbe in tuta dell' Adidas.
Se non fosse che il triacetato è il tessuto più scivoloso (e infiammabile) esistente sulla faccia della terra, ovviamente.
Poi una volta rapita da questo sport ci pensi un po' meno che stai gironzolando per la palestra mezza nuda. Ma all'inizio un po' di scansione culi per valutare la concorrenza e capire quante occhiate mi sarei beccata mentre ero distratta, l'ho assolutamente fatta.
Io che vivo-sempre-insieme-ai-miei-calzini ero un po' a disagio anche a piedi nudi, per dirla tutta. Che c'ho ste due dita del piede palmate che alle elementari mi han sempre messa a disagio coi sandaletti e al mare nascondevo con attenzione nella sabbia.

Un po' di fastidio perchè cazzo ho già dovuto spiegare duecento volte a tutti i miei amici che no - non gli presenterò le mie compagne di pole - e anche se fosse non è che son tipe che la danno via in allegria. Mo sto sventolare di chiappa mi mortifica un po le argomentazioni?

Eccoci.

Torniamo alla poco di buono.

Che poi. E' di nuovo questione di prospettive.
Perchè se uno che ci piace ci fa la battutina sullo spettacolino privato di lap dance magari lo lasciamo giocare per un attimo. Ci lusinga anche che lui voglia pensare a noi nude (sottotitolo : è fatta!)
Se lo fa Cicciuzzo il viscido della pizzeria gli trapassiamo il cranio con una sciabolata neanche fosse uno zombie del cazzo.

E allora ci ripenso.

Che c'è questo problema di non esser belle.
Di esser basse.
Di esser grasse.
Pelose.
Con la cellulite.
C'è persino il problema di esser troppo belle che pare dia fastidio anche questo.

E tutte le volte che ci fanno sentire inadeguate.
Alle volte che per strada il maraglio di turno  fa un commento viscido non gradito.
Ai colleghi che commentano le tette della segretaria.
Il gruppetto a scuola che non ti invita al pub perchè non sei alla loro altezza.
O le "amiche" che dietro le spalle sono pure più cattive dei maschi nelle critiche feroci.

Ecco.
Si chiude il cerchio e ritorniamo alla partenza.

Il giudizio.

Il giudizio, impietoso e superficiale.

Il giudizio che ti rende una troia, un cesso, una sfigata.

Il giudizio per cui dobbiamo difenderci anche se nessuno attacca e spiegare sempre e comunque che non è lap dance. Perchè vaffanculo io non sono un oggetto da guardare mentre ti viene duro.

Ma se neanche tra noi sappiamo risparmiarcelo la pole dance non è più quella sensazione euforica.
E' una perizia tecnica sui centimetri di tessuto delle mutande.

E la nostra libertà è solo una catena più lunga di una manciata di centimetri attaccata al palo.

credits pic : society 6 -  MartiniWithATwist
















mercoledì 18 gennaio 2017

Ma vie, Aisha, si tu m'aimes



Vorrei poter dire che il mio 2016 da poler sia rappresentato da quest'immagine


Il maledetto (o la maledetta?) aisha - che non so nemmeno scriverlo...figuriamoci farlo.

Uscito vagamente stabile e ai limiti della decenza al milionesimo tentativo.
L'entusiasmo della mia maestra nel vedermi riuscire.
(se mai ci fosse bisogno di dirlo...
sì, chiaramente io sono quella fluo di maglietta e di faccia per lo sforzo)


Ma siamo onesti gente.
Il mio 2016 è veramente rappresentato qui





venerdì 13 gennaio 2017

Tanto per dire...

Quando escono le classifiche del contest di Modena e pubblicano i video su youtube una delle prime cose che faccio è guardarmi le esibizioni delle ultime classificate di tutte le categorie.
E non lo faccio per deridere o per spirito critico.
Dopo quattro anni di pole ancora sono negata a unire le figure e fatico a completare delle combo senza fermarmi. Nelle lezioni di improvvisazione anche se il massimo pubblico è formato dalle compagne di lezione di sempre la mia mente si rincoglionisce. Mi sento profondamente scema ogni istante. Cercando di elaborare al volo qualcosa in cui non morire senza materasso/assistenza, cuor di leone, inizio a girare in tutto un frullo di sedie e fireman a manetta, con v-gemini negli slanci più audaci.
Io guardo le ultime classificate perché a esser fighe siam brave tutte.
Perché quando la mano scivola, il ginocchio non tiene, e tra difficoltà più o meno celate arrivano fino alla fine io vorrei poterglielo dire che vedere queste esibizioni non è il commentino acido del “forse era meglio se stavi a casa”. Vederle sul palco è “Bravissima! Ci sei riuscita!”. A nome mio e di tutte quelle che non avranno mai lo sbatto, la pazienza e il coraggio di provarci.